Ovvero, della dematerializzazione della cultura.
Nell'immagine sopra, Jean Miélot, segretario, copista e traduttore del duca Filippo III di Borgogna, amanuense. Gli amanuensi. dal latino a manu, erano per lo più monaci addetti soltanto a questa funzione che dedicavano la propria vita alla ricopiatura di testi, spesso manipolandoli per ordini superiori.
La copiatura di un testo poteva richiedere mesi e addirittura anni.
Da Guthemberg a Google.
Negli ultimi tempi abbiamo avuto modo di assistere ad una straordinaria accelerazione nella trasformazione della fruizione dei beni culturali.
Questa trasformazione è cominciata con l'invenzione della stampa a caratteri mobili e passando attraverso le musicassette e il VHS è arrivata all'mp3 e agli ebook.
Prima della meta del 16° secolo (Guthemberg stampa la prima bibbia nel 1455) la possibilità di avere fra le mani un libro e, di conseguenza, l'alfabetismo erano appannaggio di pochissimi privilegiati. Dall'invenzione di Guthemberg in poi, in soli 50 anni si riuscirono a stampare trentamila titoli diversi per una tiratura complessiva di 12 milioni di copie: la circolazione della cultura contribuì in maniera determinante al rinascimento e dopo quasi un millennio di oscurantismo ci fu una brusca accelerazione verso un modello nuovo e migliore di società.
Allo stesso modo nell'epoca moderna la diffusione dei social network tramite la rete internet ha invece dato uno slancio significativo alla semplicità di condivisione delle informazioni che sono risultate particolarmente utili ad esempio nelle proteste che hanno portato all'abbattimento di regimi decennali quali quello di Mubarak in Egitto e di Ben Ali in Tunisia.
Sebbene non è possibile misurarne direttamente l'influenza, in generale possiamo tranquillamente affermare senza tema di smentita che più si semplifica la circolazione della cultura, più ne beneficia la civiltà sociale nel suo complesso.
Se questo è vero bisogna quindi interrogarsi sul perché, nell'era della massima riproducibilità tecnica dovuta ai formati digitali, la massima diffusione della cultura sia ostacolata in modo così tenace sia dai regimi più autoritari quanto da quelli più democratici: a chi giova l'oscurantismo? A chi giova l'ignoranza?
A chi giova?
La risposta non può che essere questa: a chi detiene il potere e a chi estrae il massimo profitto dal plusvalore generato dalla mercificazione della cultura. Si tratta dei governi di ogni colore politico e dei magnati dell'industria cosiddetta dell'entertainement.
I fautori del diritto d'autore, più largamente conosciuto come "copyright", sostengono di essere gli unici veri difensori che si ergono a baluardo della difesa degli interessi degli artisti.
Sostengono che senza la loro strenua persecuzione della pirateria, non ci sarebbe cultura possibile.
Mentono!
L'esempio più comune per spiegare questa incongruenza è la similitudine con quanto accadde nella prima metà del novecento all'industria del ghiaccio con la diffusione dei frigoriferi domestici. Quando cominciò la diffusione dei frigoriferi infatti l'intero comparto dell'industria del ghiaccio che occupava milioni di lavoratori in tutto il mondo si mobilitò per impedirne il successo.
Sostennero a lungo - spesso a ragione - la pericolosità del nuovo elettrodomestico il cui funzionamento si basava sulla circolazione di un misto di materiali potenzialmente esplosivi (l'ammoniaca, ad esempio), ma persero. Nonostante alcune esplosioni di frigoriferi causarono addirittura dei morti.
Persero contro l'efficacia di una tecnologia di gran lunga superiore a quelle allora utilizzate per la conservazione degli alimenti e il mondo non crollò sotto il peso dello smantellamento dell'industria del ghiaccio.
Oggi i frigoriferi sono chiaramente una realtà incontrastrata e raccontarne le difficoltà nella diffusione iniziale risulta addirittura ironico. E non parliamo di 200 anni fa. Il primo frigorifero fu messo in vendita nel 1913 e solo nel 1931 si passo al riutilizzo dei gas che prima evaporando venivano completamente rilasciati nell'atmosfera. Ancora successivo è l'uso del freon come refrigerante che solo nel 1990 è stato definitivamente dichiarato fuorilegge a causa dei suoi effetti negativi sull'ozono.
Sarà in questo modo che guarderemo all'industria dell'intrattenimento fra qualche anno: sorridendo delle loro futili motivazioni, ironicamente definite nel complesso lotta alla pirateria.
La lotta alla pirateria
Viene usata spesso un'argomentazione per così dire etica per giustificare la necessità della persecuzione del reato di violazione del diritto d'autore. La motivazione per cui ci approprierebbe indebitamente di un prodotto altrui. Come conseguenza viene quindi stabilito che violare il diritto d'autore equivale a rubare.
Ci si dimentica però che per rubare qualcosa bisogna che questa sia sottratta a qualcuno e quindi non rimanga più nella disponibilità di quest'ultimo. Se Tizio ruba il pane a Caio, Caio non ha più il suo pezzo di pane. Ma se invece di rubarlo lo duplicasse? Caio avrebbe ancora il suo pane e Tizio potrebbe saziarsi senza aver sottratto niente a nessuno. Eh già, ma nessuno pensa al paniettere?
Ma questa del panettiere è l'argomentazione già usata per i frigoriferi, non fa alcuna differenza se parliamo del ghiaccio o del pane.
E se Tizio rischiasse di morir di fame, dovrebbe ancora preoccuparsi del panettiere? Ovviamente, questo mette tutti d'accordo finché si parla di pane, meno quando si parla di musica. E se invece cominciassimo a pensare alla cultura, di cui la musica (come il cinema) è un importante elemento, come il pane per la creazione di una società migliore e più giusta?
Già, ma resta il problema del panettiere, dice: se è vero che potendo duplicare il ghiaccio per via dei frigoriferi non c'è più la necessità di una pachidermica industria del ghiaccio, se invece dovessimo cominciare a duplicare musica e film senza pagare e senza retribuire gli artisti, non saranno solo gli artisti (l'equivalente dei ghiacciaroli) a sparire ma l'arte. Chi pagherà gli artisti se non lo fai tu?
Contro la mediocrità
La verità è che la moderna industria dell'entertainement non distribuisce più ricchezza agli artisti da decenni. Gli stratosferici guadagni dell'industria musicale, ad esempio, beneficiano solo pochissimi strafamosi e commercialissimi artisti.
Si trova quindi costretta a promuovere la produzione di qualcosa in grado di accomunare la maggior quantità di persone possibili per essere venduta alla più vasta porzione di pubblico che si possa raggiungere. Questo sistema non fa altro che produrre cose medie, che molto spesso non sono altro che mediocri proprio perché devono essere mediamente apprezzate dalla grande massa.
A causa di questo problema endemico a questo sistema, le trasmissioni in onda sulle stazioni Radio e TV non sono altro che una scusa per trasmettere la pubblicità. Il programma trasmesso in onda non è altro che un modo per intrattenere la maggior parte possibile di pubblico fra una pubblicità e l'altra. Come diceva un grande vecchio, chi paga l'orchestra decide la musica. Questo è diventato oggi in gran parte il panorama culturale che ci circonda: mediocrità di massa utilizzata come catalizzatore per la pubblicità.
Nuove forme artistiche
Del resto a questo punto dello sviluppo tecnologico si aprono frontiere che solo l'attuale legislazione antistorica non riesce ad apprezzare. Sono un fatto, una realtà, applicazioni come soundcloud, dove artisti anche commercialmente importanti (questa è la pagina di Jovanotti, per esempio) condividono le proprie basi spontaneamente per metterle a disposizione di chi si voglia cimentare in un remix che mischiando diverse produzioni (ovviamente coperte da copyright) possa crearne una nuova.
Questo produce un'opera d'arte illegale, che non sarà possibile ne commercializzare ne tanto meno diffondere gratuitamente (e forse nemmeno ascoltare), tanto più su siti come LastFM o Deezer che non possono esistere se non all'ombra di un balzello incredibilmente scollegato dal costo tecnico su cui grava l'inaccettabile parassitismo delle major.
Queste nuove forme artistiche sono tarpate dall'esistenza di questo assurdo sistema che rema strenuamente contro la libera diffusione della cultura e la fioritura di una nuovo rinascimento artistico.
Dalla parte degli artisti (...e dell'arte)
Se da un lato l'industria musicale e cinematografica continua ad accumulare moneta sonante nonostante ogni giorno non faccia altro che lamentarsi della pirateria, dall'altra parte agli artisti vengono riconosciute briciole sempre più marginali di questi profitti adducendo come motivazione, indonivate un po'... la pirateria.
Gli artisti - soprattutto quelli di maggior successo - gia oggi guadagnano per lo più dalle apparizioni. Un cantante famoso non incamera altre che le briciole del guadagno ottenuto dalla vendita del proprio disco.
L'intero fatturato non servirà ad altro che a distribuire compensi alle centinaia di attività collaterali alla vendita, alla promozione, alla distribuzione ecc...
Per ogni copia venduta di un disco, solo una insignificante percentuale viene riconosciuta come guadagno per l'artista. E una percentuale ancora più piccola serve per la produzione fisica del supporto con il quale sarà distribuito il disco (cd, mp3, ecc...). L'intero costo del disco o quasi è quindi giustificato SOLO dalla miriade di peronaggi e attività collaterali e per niente dal compenso dell'artista.
Questo spiega perché costa fino a 5€ un mp3 che richiede meno impegno e lavorazione di una zucchina quando questa viene a costare circa 1€ e certe volte richiede un talento almeno pari a quello richiesto al Tiziano Ferro di turno per il suo mp3, per non parlare di una distribuzione capillare, rapida ed efficace in grado di farti arrivare al negozio sotto casa una merce deperibile fuori stagione, altro che il comodo download da itunes.
In questo senso andare in un negozio di dischi e rubare fisicamente un cd o scaricare un milione di copie di un mp3, danneggia un sacco di persone ma all'atto pratico non ha alcun effetto sull'artista che ha scritto la canzone. Anzi, se vogliamo considerare l'effetto promozionale del download gratuito, tanto vale scaricarle e risparmiare i soldi per acquistare il biglietto di un eventuale concerto di quell'artista, esperienza questa si che non è possibile godere in streaming su megavideo.
Vasco Rossi e Ligabue dovrebbero ringraziare The Pirate Bay per averli resi facilmente raggiungibili da milioni di persone che hanno poi acquistato i biglietti dei concerti con cui hanno effettivamente retribuito l'artista in maniera considerevolmente più efficace.
E gli basterebbe ringraziarli visto che Peter Sunde e compagni lo hanno fatto gratis.
Ma gli artisti sono oramai per lo più governati dal proprio distributore che decide come, cosa, quanto e quando. È la casa discografica a decidere quando esce il disco ed è la major cinematografica a decidere quale film si fa e quale non si fa.
L'artista ha sempre meno voce in capitolo: che sia musicista, cantante, attore o regista, l'artista - quando va bene - non è altro che uno strumento nelle mani delle grandi major fabbricasoldi.
Quando va male, l'artista non ha alcuna possibilità di apparire nei canali calssici monopolizzati della distribuzione. Provate a cercare un biglietto per vedere al cinema qualche produzione indipendente... cosa impedisce il fiorire di una nuova sterminata produzione artistica indipendente?
Ma l'arte è viva e vegeta e non poteva esserci momento migliore per gli artisti. Oggi incidere un disco è alla portata di chiunque abbia abbastanza voglia di cimentarsi nell'impresa, girare un cortometraggio e montarlo e con strumenti a dir poco casalinghi è praticamente cosa di tutti i giorni e per pubblicare un quotidiano basta possedere una stampante e un po' di fogli.
Applicazioni come Garageband e Action Movie FX ormai consentono risultati al limite del professionale con un impegno di qualche minuto. E Dio solo sa cosa altro ci aspetta quando saremo in grado di mandare al macero l'intera "industria del divertimento".
Cosa c'entra con gli E-Book?
Il caso degli Ebook è particolarmente significativo nel panorama della pirateria.
In parte perché finora si è parlato di canzonette di Britney Spears e Cristiano Malgioglio o film d'azione con Vin Diesel ed è stato difficile centrare il concetto di cultura... quando si comincia a piratareUmberto Eco o Ildefonso Falcones la cosa si fa seria.
il protagonista, Guy Montag, lavora nel corpo dei vigili del fuoco, i quali hanno il compito di rintracciare chi si è macchiato del "reato di lettura" e di bruciarne i libri. Tutti i cittadini rispettosi della legge devono utilizzare la televisione per istruirsi, informarsi e per vivere serenamente al di fuori di ogni inutile forma di comunicazione. La televisione come elemento ossessivo della società viene utilizzata dal governo per definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.Montag, che per anni è stato un vigile del fuoco, un giorno commette un'improvvisa infrazione: decide di leggere un breve trafiletto di un libro che dovrebbe bruciare. In seguito, attirato dalla sua prima fugace lettura, salva alcuni libri e inizia a leggerli di nascosto.[...]Montag si ripara poi lungo il fiume, sulle cui rive incontra un gruppo di uomini fuggiti dalla società che, insieme ad altri loro compagni sparsi per tutta la nazione, costituiscono la memoria letteraria dell'umanità, in quanto conoscono a memoria numerosi testi letterari andati ormai perduti.Questi eroi si raccontano i libri per conservarli dal fuoco distruttivo della società moderna. E, pensate un po', scambiarsi questi ricordi è illegale.
Ma non è stranamente simile a rendere illegale il libero scambio di ebook? Ed è esattamente quanto avviene nella nostra società, dove scambiarsi i libri digitali (e la musica, e i film) è vietato. Tutto è dominato dal diritto d'autore e nessuna eccezione è consentita, diffondere la cultura è reato, equivale a rubare.
Gli ebook sono quindi il grimaldello che smaschera questa truffa del diritto d'autore. L'ebook consente la diffusione della cultura (del passato e forse del presente, il futuro è già nel tuo browser e lo stai leggendo ora) ad un livello tale che era veramente difficile da immaginare nel passato. Asimov per esempio ha predetto i satelliti, la miniaturizzazione della tecnologia e un sacco di altre cose, ma quando guardava il futuro non riusciva ad immaginare altro che i "microfilm". L'ebook porta la cultura propriamente detta su dispositivi ultramobili ed onnipresenti, io li leggo per esempio sullo schermo di uno smartphone, quello che una volta si chiamava "il cellulare" e serviva per telefonare. Oggi invece il cellulare non ti serve più, telefonare è una delle funzionalità (alquanto obsoleta, per altro) di uno smartphone.
Ma perché piratare i libri?
Per contrastare la pirateria oggi le major sono solite vendere i propri prodotti digitali proteggendoli con dei sistemi anticopia. Questi sistemi - che comunque vengono puntualmente scavalcati in breve tempo dai più esperti - rischiano di impattare in maniera piuttosto irritante sulle persone che hanno comprato per così dire onestamente un prodotto digitale lucchettato.
Potresti aver acquistato un DVD negli stati uniti per scoprire solo al ritorno dalle vacanze che non puoi leggerlo sul tuo lettore in salotto (Region Protection) oppure magari hai comprato una copia di un giornale con allegato un CD degli Oasis per poi scoprire che aveva "una data di scadenza" oltre la quale non è più ascoltabile (è sistema di IBM).
Questi sistemi cosiddetti di DRM (Digital Rights Management) quando applicati ai libri dipingono uno scenario molto simile a quello del libro di Bradbury: qualche anno fa Amazon ritirò dai suoi scaffali un certo libro. Ma non si limitò a questo. Lo cancellò senza preavviso (ma rimborsandolo, che gentili) anche dai lettori di ebook di quanti lo avevano comprato.
Sarebbe come se io comprassi un libro in libreria e poi dopo una settimana un impiegato della mondadori si intrufolasse in casa mia per venirmelo a togliere dallo scaffale o dal comodino. La tecnologia rende possibile queste cose.
Ma c'è di peggio: se un giorno le chiavi di questi lucchetti dovessero smettere di funzionare? E se non fossimo più capaci di sbloccare queste protezioni? Sarebbe come se li avessimo bruciati.
Nelle parole del noto blogger antibufala Paolo Attivissimo:
Siamo arrivati all'assurdo che l'unico modo che ha un consumatore onesto di tutelare il proprio investimento, non solo economico ma soprattutto culturale, è ricorrere alla pirateria; magari a quella "fai da te", ma pur sempre pirateria agli occhi della legge. E quando una legge spinge il cittadino a commettere illegalità non per tutelare le proprie comodità, ma addirittura per difendere la propria cultura, vuol dire che c'è qualcosa che non va nella legge.
Ed è in buona parte per questo motivo che mi sono deciso ad aprire questo blog.
Postilla Finale mirimangiotuttoquellochehodetto:
Oggi comprare un ebook non costa molto, solo pochi euro ed esistono siti dove un autore indipendente può uploadare il suo libro digitale e venderlo direttamente al pubblico senza necessità di tipografi e case editrici.
Ma produrre e distribuire un libro costa praticamente niente.
Addirittura alcuni autori come il collettivo wu ming mettono a disposizione i propri testi per il download gratuito e scrittori di successo come Paulo Coelho nel proprio blog, si sono espressi a favore della pirateria.
Se credi che sia giusto donare dei soldi all'autore di uno degli ebook che hai scaricato su questo sito, ti invito a farlo con i mezzi che loro stessi mettono a tua disposizione.
Donare dei soldi a me non serve, io un lavoro serio ce l'ho. Mica perdo tempo sui libri, io.
Nessun commento:
Posta un commento